Le stalle del titolo sono “solo” un’accusa per la pessima organizzazione, la mancanza di coinvolgimento, di comunicazione e tante altre cose; troppe le note negative per poter esclamare entusiasti “ma che bell’evento è stato il Taste of Milano!”. L’idea di base era buona e allettante. Uno spazio immerso nel verde – quello del Parco Sempione – dove 13 tra i migliori chef della città (Aimo Moroni, Andrea Berton, Andrea Provenzani, Carlo Cracco, Claudio Sadler, Davide Oldani, Filippo Gozzoli, Omar Allevi, Matteo Torretta, Ninomiya Yoshikazu, Roberto Okabe, Viviana Varese, sono alcuni tra gli chef che hanno preso parte all’evento) offrono – a pagamento ovviamente – raffinate degustazioni a prezzi pop.
Qualche dettaglio descrittivo (di seguito, in grassetto e corsivo) direttamente dalla home page del sito dedicato all’evento, dove si leggono parole ricche di enfasi e cariche di entusiasmo come:
“Taste of Milano, l’evento enogastronomico dell’anno” – fortuna che l’anno 2011 è alle porte;
“36 piatti appositamente preparati con cura e passione” – vorrei poterlo credere;
“il meglio dell’enogastronomia sarà a Parco Sempione” – mannaggia a me, mi sarà sfuggito proprio il meglio;
“Potrete acquistare e gustare tutti i piatti che vorrete, spostandovi da un ristorante all’altro e godendoveli nelle zone che abbiamo attrezzato con tavoli e sedie intorno al parco” – questa frase rischia di sembrare vera, perciò ve la spiego, altrimenti non si capisce: è una barzelletta;
“Non avete mai provato un’esperienza simile a Parco Sempione…” – no, in effetti no;
“un vero pic-nic di lusso vi aspetta!” – un pic-nic? Nemmeno nel senso più vagamente metaforico del termine. “di lusso” poi…
Ironia a parte. Quanto segue è il sunto della serata di giovedì 23 settembre, dei pensieri e delle idee avute e schematizzate sotto forma di punti, infine riordinate e scritte insieme a Giada (Fiordilatte).
Parliamo seriamente. La qualità dell’evento non ci ha entusiasmate, ma questo sarebbe stato il minimo se solo il cibo – almeno quello, soprattutto quello – fosse stato all’altezza di tanta ostentata qualità. La qualità del cibo stesso infatti, nella maggior parte dei casi, non è stata particolarmente esaltante.
Molti (troppi) altri nei li abbiamo trovati nella (dis)organizzazione in generale:
· l’affluenza di così tante persone ha reso davvero snervante l’attesa, ché sarebbe potuta essere ripagata dal piatto, dall’assaggio, da qualche inatteso intrattenimento, piccole (tanto per rimanere in tema di taste) degustazioni offerte e inaspettate... ma nulla di tutto ciò. Solo lunghissime code per ritrovarsi a spiluccare dal proprio piattino di carta senza neppure un posticino dove andare a sedersi, né un banco dove appoggiarsi. Se poi ci si trova a dover maneggiare anche un coltello di plastica (è successo, ahimè), è legittimo chiedersi a cosa serva, dato che quasi non si riusciva nemmeno ad usare la forchetta… o no?· Finito di mangiare il nostro minimicroassaggino (più superlativo di così…) iniziamo a cercare un cestino com’è normale che sia (a meno che siate collazionatori di barchette japan style, piattini piani e fondi e ciotoline cartonate), ma o sono pieni oppure nascosti e non si trovano.
· Vi auguriamo di non dover andare al bagno… altro che caccia al cestino. Vi conviene andare a caccia di un buon cespuglio.
· Alle ore 22 (un’ora e mezza prima della fine della serata) qualche ristorante aveva già terminato alcuni assaggi, contando che per ognuno dei ristoranti le scelte disponibili erano tra 3 (TRE) degustazioni. Ecco, paghiamo 22 euro d’ingresso per sentirci dire “l’attesa è inutile, quel piatto è terminato” e, nel peggiore, saperlo solo una volta arrivati alla cassa, ovvero dopo 20-30 minuti reali di coda? Eh no.
Complessivamente non abbiamo trovato nulla di così eccezionale, ma crediamo che quest’opinione sia una conseguenza di tutti i disagi di cui sopra. In particolare, abbiamo avuto modo di riflettere su una cosa: un servizio gastronomico di un certo livello (o che si presenta come tale), che si propone di offrire raffinate degustazioni di chef stellati in piattini di plastica o cartonati, interferisce già in partenza con ogni possibile estasi dei sensi. È vero che, sia per economicità, sia per praticità, un Temporary Store situato in un grande parco e per un pubblico assai vasto, non può organizzarsi molto diversamente (offrire di meglio forse sì), ma ciò non toglie che “mangiare in piedi” in piattini o ciotoline di plastica è tutto meno che “un lusso” e che lo si voglia o no, questo contribuisce psicologicamente ad un giudizio negativo del cibo stesso. L'alta cucina non si può accostare ad un evento in stile fiera, proprio non si può.
Manuela (fiordivanilla) e Giada (fiordilatte)
Vorrei sottolineare che non accuso né giudico la qualità dei piatti né tantomeno quella degli chef stellati presenti, visto considerato che un giudizio “ottimo, buono o discreto”, in questo caso, si basa naturalmente su una scala di gran lunga superiore del normale. Ma il contesto “fieristico” ha vanificato buona parte dell’impegno (e delle stelle) degli chef.
In giro per la rete potete trovare moltissimi resoconti sul Taste of Milano, ma quello che mi sento di linkarvi è il Taste of Milano secondo Cecilia. Leggetelo, ma quello che mi piacerebbe voi leggesse è soprattutto la parte finale, quella dedicata alla compagnia. Ringrazio Cey per quelle bellissime parole. La compagnia effettivamente si è rivelata la cosa più entusiasmante della serata. Il tutto condito da un grande affiatamento, devo riconoscerlo. Insieme con Cey, Giada, Agata, Stefano e Martina, tra brindisi, risate, chiacchiere e fotografie, mi sono divertita e sentita davvero come a casa, a mio agio, come tra amici di vecchia data.
Tra gli altri incontri, Babs e Ale, che, strafelice di rivederli, ho abbracciato e sbaciucchiato e non li avrei più lasciati andare! :) Manuel (di Labna.it), che mi sono sorpresa moltissimo di rivedere e ne sono stata molto molto felice. Infine Claudia, che abbiamo conosciuto purtroppo quasi di sfuggita, ma conto di rincontrarla presto.
I piatti che ho degustato: Timballo di baccalà con latte di baccalà e scarola (da 1 a 5, voto: 4) , Polipo arrosto con crema di patate tartufate e insalatina di germogli e limone (voto: 5), Tortelli di grano bruciato con melanzane burrata e cicale di mare (3), Stecco di riso giallo alla milanese croccante con salsa di ossobuco (3).
Il mio taste preferito: polipo arrosto con crema di patate tartufate e insalatina di germogli e limone. L’unico che abbia saputo emozionarmi davvero. Il ricordo del tartufo insieme al sapore della patata, provato la prima (e unica) volta da Massimo Bottura, mi ha entusiasmato (forse più il ricordo, chissà) e i germogli, così saporiti come nemmeno le scorze di agrumi (o quasi;), erano perfetti, singolari, molto saporiti, armoniosi. E croccanti. Sì croccanti. Di quella leggerissima croccantezza tipica dei germogli, qui in perfetta sintonia con la consistenza vellutata della crema di patate e la morbidezza del polipo. Il tutto si sposava a meraviglia, anche nei colori.
La creazione del piatto è un’opera dello Chef Matteo Torretta del Ristorante Savini di Milano.
Io e Giada eravamo ansiose, ma che dico ansiose, ansiosissime, agitatissime, desiderosissime (scusate la ridondanza) di assaggiare il Ganassino di maiale al ristretto di Marsala e fico caramellato! Ma, come dire… era finito.
Commenti
Poi ci ho riflettuto ed ho pensato che ci sarebbe stata una ressa paurosa.
Ora leggo i tuoi commenti e mi dico " meno male non esserci stata".
Un abbraccio
peccato non essersi incontrate, almeno di positivo mi rimaneva quello!!!!!
Grazie per il resto =) adesso provvederò ovviamente a linkare i due post perchè vale proprio la pena di leggerli =)
Mi dispiace solo per la compagnia, mi sarebbe piaciuto passare un po' di tempo con te e conoscere altri bloggerini! :)
I piatti sembrano comunque molto interessanti, peccato per lo stile del servizio... non bastano gli ingredienti a rendere speciale un piatto, ma ci vuole anche un contorno!
Complimenti per la descrizione, davvero molto esplicativa!
il mio piatto preferito è stato il dolce di Trussardi alla Scala, la mousse di fava tonka e mela verde, ma a questo punto sono dispiaciuta di non aver assaggiato il polipo :(
Buona giornata.
"Come mi piacciono queste foodblogger critiche e con una buona dose di sale in zucca! Neanche vi immaginate quanto...
Questo sì che è un post di utilità pubblica!
Brave!"
Bacioni
Sonia
Grazie Manu per la bella recensione, sei sempre troppo brava!
bacione
Francesca
il Taste of Milano non è stato in tutto e per tutto negativo.. avere chef stellati tutti così concentrati in un unico posto è senz'altro bellissimo, un'occasione imperdibile ed emozionante. Però il disservizio, se così si può chiamare, ha spento buona parte dell'entusiasmo e dell'eccitazione iniziale. Ecco tutto.
Le esperienze servono per affinare la propria capacità di valutazione, servono a "crescere" e a vivere in modo diretto e personale il mondo gastronomico. Se non avessi fatto quest'esperienza al Taste of Milano, non avrei potuto dare la mia personale visione.
a chi non rispondo singolarmente è perché ho risposto già con questa nota qui sopra :)
@Katia ti ho preso sulla parola ormai eh. dobbiamo assolutamente incontrarci al più presto!
@Cey :* un bacino, nell'attesa di vederci in settimana per il nostro Arnold's Coffee ... SEDUTE.
@Tery a chi lo dici! Sarebbe stato bellissimo averti con noi, anzi con ME! Io parlo per me! :)) però conto di vederti prestissimo... VERO?? :)) come dico sopra nella nota indirizzata "@ tutti", l'unica cosa (che, ahimè, comprende praticamente tutto!) è stata il disservizio.
@Lise (Claudia:): molti mi hanno parlato bene di quel cremino, ispirava tanto anche me infatti. Però ho preferito lasciarmi tentare dai salati, di dolci non ne ho presi :) fortunata a non aver fatto code invano, davvero! :))
@Cinzia: Hai colpito in pieno il bersaglio, hai detto detto una cosa giustissima: "perché sono i grandi chef che ci insegnano l'importanza della bellezza del piatto e che si gusta anche con gli occhi..." esattamente questo. Sono o no i grandi chef che insegnano e soprattutto ci mostrano che l'estetica è importante? Il piatto deve saper emozionare in tutta la sua interezza, dal gusto alla vista. se viene meno una di queste caratteristiche, può essere anche la preparazione più buona del mondo, ma perde punti già in partenza
@Carolina: la tua visione delle cose mi dà una soddisfazione immensa, non ho parole. Ciò che hai detto è proprio quello che speravo gli altri "vedessero".:*
@Sonia, lanci l'idea e poi la lasci lì così??? Eh no ... è un'idea molto carina che bisognerebbe coltivare... chissà!
nuoooooooooooooooooooooooooo vi siete perse il ganassino...mamma mia era da urlo! strabuono!davvero forse il mio taste migliore!
mi spiace per la vostra esperienza drammatica!cmq l'edizione prova di quest'anno è decisamente da migliorare!
se vuoi vedere e foto del ganassino vieni da me che ci sono!
abbraccissimi
Buona settimana Manu, un abbraccio:)
pat
Grazie per la citazione, sono contenta di aver contribuito all'articolo con le mie foto! E poi sono d'accordo: mi sono trovata veramente benissimo e a mio agio, pur non essendo esperta in materia!! Mi ha fatto davvero piacere conoscerti e spero di rivederti presto!
-Agata-
Voglio però farti i complimenti per lo splendore del tuo blog, delle tue ricette...e della tua scrittura. E poi dici di me?? Solo il tuo invito a "Lasciare il tuo commento" è commovente! Beh, intanto complimenti e ancora grazie infinite per le tue parole sul mio blog.
Chiara
Ma noi quand'è che organizziamo un bell'incontro bloggheresco!!! :D